Emozioni per con…vincere: Bruto e Marco Antonio pt.2

Episode 4 August 29, 2024 00:22:40
Emozioni per con…vincere: Bruto e Marco Antonio pt.2
Parola di Shakespeare
Emozioni per con…vincere: Bruto e Marco Antonio pt.2

Aug 29 2024 | 00:22:40

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Show Notes

Dopo aver ascoltato nell’episodio precedente l’orazione di Bruto tutta logica e razionalità, in questa puntata incontriamo Marco Antonio. Riuscirà a conquistare il popolo romano che sembrava esser tutto a favore dall’assassino di Cesare? Quali stratagemmi da utilizzare in una riunione di lavoro ci suggerisce Shakespeare per convincere chi ci ascolta?

Produzione Unige Radio.
Le voci e i testi sono di Elisabetta Delponte e Dario Turrini, l’editing audio e il montaggio di Nadia Denurchis.

Grafiche di Sonia Zanat.
Music by Vlad Krotov from Pixabay

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Episode Transcript

D: “Amici, Romani, cittadini, datemi ascolto; io vengo a seppellire Cesare, non a lodarlo. Il male che gli uomini fanno, sopravvive loro: il bene è spesso sepolto con le loro ossa; e così sia per Cesare.” E: C’è qualcosa che non mi torna. Dario: hai sbagliato episodio! La volta scorsa avevamo già ascoltato il discorso di Bruto, questa volta avremmo dovuto occuparci di Antonio! D: Nessun errore, mia cara Elisabetta: sei sempre pronta a cercare di mettermi in difficoltà ma ho ragione io! Sembrano uguali ma non lo sono… E: Allora mi sono persa… temo che sia necessario fare un piccolo riassunto, non solo per me, ma anche a beneficio dei nostri ascoltatori! D: Certo, allora: siamo nel foro romano, 15 marzo del 44 a.C. Cesare è appena stato ucciso dai congiurati e la folla si è radunata per capire cosa sia successo. Bruto si presenta di fronte al popolo e spiega le motivazioni che hanno spinto lui e gli altri congiurati a uccidere Cesare. E: Fammi capire… Quindi oggi, in questo episodio di Parola di Shakespeare, andremo a spiegare come elencare al meglio i motivi per cui uccidere qualcuno? Non credo che i responsabili della Radio dell’Università di Genova saranno molto contenti! D: Ma non ti preoccupare Elisabetta! Non stiamo certo lanciando un podcast per criminali… Non ti ricordi? Bruto davanti alla folla radunata e perplessa ha pronunciato una orazione estremamente razionale, una serie di ragionamenti, deduzioni logiche e veri e propri sillogismi. E: Inizio a ricordare… la formula “Se qualcosa, allora qualcos’altro…” D: Esatto! E se ben ricordi, la linearità e la ragionevolezza del discorso Bruto avevano conquistato il favore dei cittadini romani. O meglio: ne hanno conquistato la mente, il cuore… forse no. E: Comunque, alla fine, mi pareva che tutti concordassero con le sue argomentazioni e mi sembrava fossero convinti... D Ecco se vuoi possiamo ricavare questa considerazione: quando un’argomentazione razionale è efficace fa dire agli ascoltatori: “E’ così, ha proprio ragione!” E Allora abbiamo capito: per essere efficaci bisogna essere razionali… D Lasciami finire. Quando però si riesce a emozionare davvero gli interlocutori diranno “Muoviamoci!” E ok… inizio a capire dove vuoi andare… Comunque, oggi siamo qui proprio per cercare di capire come funzionano questi due tipi di argomentazioni discorsive: quella razionale e quella emozionale. Torniamo allora ad Antonio che inizia il suo discorso con le parole che abbiamo sentito prima: “Amici, Romani, cittadini, datemi ascolto; io vengo a seppellire Cesare, non a lodarlo. Il male che gli uomini fanno, sopravvive loro: il bene è spesso sepolto con le loro ossa; e così sia per Cesare.” D Ti sembrano uguali a quelle di Bruto che aveva detto: Romani, concittadini, amici! Uditemi parlare per la mia causa. E fate silenzio, per poter udire; credetemi sul mio onore, e abbiate rispetto per questo mio onore, perché possiate credermi… E: Beh, ora che li abbiamo accostati, a parte l’apertura: romani, concittadini ecc, In effetti sono molto diversi: Bruto inizia subito coi ragionamenti e il suo onore; Antonio parla di sepoltura, di commiato a un grand’uomo e soprattutto di ingiustizia: “Il bene sepolto con le sue ossa…” D: Esatto. Antonio, da subito, parla al cuore dei cittadini romani (il tema dell’ingiustizia), non alla testa come ha fatto Bruto. E Però mi viene in mente… e come si fa invece a parlare alla pancia? D Già, la pancia… Sì so bene che soprattutto i giornalisti amano questa espressione: parlare alla pancia delle persone. Io sono molto dubbioso con questa abitudine ormai consolidata acriticamente e se vuoi alla fine possiamo analizzarla meglio, ora però mi concentrerei su razionalità ed emozione… senza tanti organi interni… E Ok, hai ragione, però mi pare che anche la posizione diciamo discorsiva dei due sia molto diversa… D: Certo: Bruto ha parlato per primo e la folla ora è tutta dalla sua parte; Antonio deve essere molto cauto per non provocare la plebe e soprattutto dovrà riuscire a rovesciare l’opinione del popolo, tutto schierato con Bruto. Quando Antonio prende la parola si trova nella difficilissima posizione di dover parlare come secondo e in contrasto con quello che Bruto ha detto prima. E: Beh, la prima cosa che mi viene in mente, allora, è che è meglio parlare per primi, giusto? D: Non proprio: certo chi parla per primo davanti a persone perplesse, indecise, ha il grande vantaggio di potersele portare dalla sua parte, ma chi parla dopo, per ultimo, se riesce a convincere gli interlocutori della bontà della propria posizione, ha la certezza che non cambieranno più idea. Se non altro non ci sarà nessuno che potrà intervenire dopo e il pubblico si porterà a casa la loro opinione. E: è vero, mi hai fatto venire in mente che nei dibattiti pre-elettorali all'americana i politici parlano sempre per primi in modo alternato, e ognuno ha la possibilità di ribattere, con tempi cronometrati al secondo! Comunque, mi sembra che stiamo semplificando un po’ le cose… il problema, per il secondo oratore, è “SE” riesce a fargli cambiare idea… e soprattutto come si fa? D: Beh, vediamo cosa ci suggerisce Shakespeare, siamo qui per questo, giusto? E Eh, sì e credo che i nostri ascoltatori siano impazienti e ansiosi come me di scoprire come si fa, cioè come Shakespeare ci può aiutare. Allora, come se ne esce? D: Ascoltiamo come va avanti Antonio: Il nobile Bruto vi ha detto che Cesare era ambizioso; se così fu, fu una colpa grave e gravemente Cesare ne ha risposto. Qui, col permesso di Bruto e degli altri –perché Bruto è uomo d’onore; e così sono tutti: tutti uomini d’onore- vengo a parlare al funerale di Cesare. D: Antonio è astutissimo. Da subito si preoccupa di non contrapporsi ai suoi interlocutori cioè tutto il popolo che ha davanti e che adesso è schierato dalla parte dei congiurati. Dichiara di voler parlare col consenso del nobile Bruto e che è lì solo per “Seppellire Cesare neanche per lodarlo”. E Allora ecco una prima importante indicazione: se si deve parlare a un pubblico che si sa ostile, mai iniziare in contrapposizione con le loro idee. D Esatto. Permettimi un esempio. Un paio di anni fa durante la catastrofe COVID, mi ricordo un servizio del TG che raccontava di come, ad una manifestazione NOVAX, mentre si alternavano su un palchetto improvvisato oratori che difendevano quella scelta, un giovane PROVAX, che aveva da poco perso la madre proprio per il COVID, indignato, prese la parola. Iniziò dicendo che era totalmente in disaccordo con quello che era stato detto perchè… e non disse altro perchè fu subissato da un uragano di fischi. E eh povero… non aveva ancora potuto ascoltare il nostro podcast! D Infatti i consigli di comunicazione di Shakespeare gli sarebbero stati utili! Non puoi sperare di convincere nessuno iniziando con “avete tutti torto.” Ma ora torniamo al Foro Romano, Antonio non si scaglia (subito) contro i congiurati, ma afferma di essere lì solo per un atto di civile pietà: il funerale di Cesare. E: cioè vuole solo suscitare la pietas per il defunto. Ma cosa intendiamo per Pietas? Perchè non è da confondersi con la pietà… D: No, certo, non c’entra la pietà. La Pietas è in realtà il sentimento del dovere nei confronti dei propri genitori, nei confronti degli altri uomini e verso le divinità, quindi coinvolge proprio uno dei valori fondamentali per i romani. E: Quindi Antonio tocca subito uno dei valori più cari e importanti per i cittadini, ma mi pare poi che usi un altro trucco. No? D: beh in realtà i “trucchi” sono due: 1) Antonio da subito sposta il registro del suo discorso dalla razionalità (i motivi dell’assassinio di Cesare, se sono giusti o sbagliati) all’aspetto emozionale: è morto un grand’uomo, se aveva una colpa, l’ambizione, ne ha pagato il fio. E: e qual è il secondo trucco? D: Antonio, in poche righe riassume tutto il discorso di Bruto con la sua sostanza logica: Cesare era ambizioso, e per questo è stato punito in modo grave, con la morte. Ma subito dopo sposta l’attenzione su un altro tema, che sarà centrale nella sua orazione: l’onore di Bruto (e degli altri congiurati). E certo, la frase “e Bruto è uomo d’onore”, tra l’altro una delle battute più famose di tutta l’opera di Shakespeare, ricorrerà sempre più spesso nelle parole di Antonio, D sempre più spesso ma con una connotazione sempre più ironica che serve per depotenziarla. Quante volte sentiamo anche nei discorsi politici di oggi che si ironizza l’espressione usata dell’onorevole di turno per evidenziarne il ridicolo e disinnescarla. [Es: in tutto l’orbe terracqueo] E: Una forte argomentazione razionale può dunque essere annacquata mettendola in ridicolo… D Esatto. Ma mi raccomando, con la giusta gradualità, come farà Antonio nel suo discorso. E Bene e come prosegue? D: Egli mi era amico, con me giusto e fedele, ma Bruto dice che era ambizioso; e Bruto è uomo d’onore. Egli portò a Roma folle di prigionieri, il cui riscatto colmò le casse dello Stato: vi pare che questa fosse ambizione in Cesare? Quando il povero gemeva Cesare piangeva; l’ambizione dovrebbe essere fatta di più dura pasta. Ma Bruto dice che egli era ambizioso; e Bruto è uomo d’onore. E: Dario, qui si sente proprio il cambio di tono: 3 frasi e 3 argomenti che di nuovo colpiscono al cuore chi ascolta perché riguardano i valori più importanti per i cittadini romani. L’amicizia per Antonio, i vantaggi portati da Cesare alla città di Roma e la sensibilità, quindi l’umanità, dell’uomo Cesare. D: Esatto! Ma l’astuzia più grande è l’uso dell’aporia. E Ah! L’aporia! Ovvio… cioè? Possiamo spiegare meglio per i nostri ascoltatori? Non certo per me… D è insinuare il dubbio! Un vecchio e classico espediente retorico. Senti qui: Voi tutti vedeste come ai Lupercali per tre volte gli offersi la corona, ed egli per tre volte la respinse: è questa ambizione? Eppure Bruto dice che egli era ambizioso; e certamente, Bruto è uomo d’onore. Io non parlo per confutare ciò che Bruto ha detto, ma sono qui a dirvi le cose che conosco. E: Sì, è molto evidente: ha cominciato a insinuare il dubbio: Bruto è uomo d’onore e afferma che Cesare era ambizioso e io gli credo, ma allora perché ha arricchito le casse dello stato? Perché era sensibile ai poveri? E soprattutto: perché ha rifiutato 3 volte la corona? D: Esatto questa è l’aporia. Sostanzialmente funziona così: “C’è qualcosa che non capisco…”. L’oratore si fa credere obiettivo, equidistante, desideroso solo di capire bene: è perplesso e trasferisce questa perplessità ai suoi interlocutori. Espone i due corni del dilemma: da una parte la parola di Bruto che dice che Cesare era ambizioso (e Bruto è uomo d’onore, dunque credibile), dall’altra l’esperienza (di tutti, chiede la conferma al popolo) del rifiuto della corona e degli altri argomenti che farebbero però cadere l’accusa di ambizione. E: Antonio qui riprende l’argomentazione razionale di Bruto, solo per metterla in dubbio e non dà una sua risposta. Potremmo dire che butta il sasso e nasconde la mano! D: Ecco, se vogliamo attingere ai proverbi… sì. In pratica, non si espone subito, vuole solo insinuare nella testa del popolo romano le sue perplessità. E: Ma quindi Antonio non si lascia solo trasportare dalle emozioni, questo è un percorso molto logico… D: Esatto! E dopo che il dubbio ha cominciato a sgretolare le argomentazioni di Bruto, ecco che ritorna alle emozioni. Senti come riprende: Voi tutti un giorno lo amaste, e non senza ragione; qual ragione vi trattiene dunque dal piangerlo? O senno, tu sei fuggito tra gli animali bruti e gli uomini han perduto la ragione… perdonatemi, il mio cuore giace là nella bara con Cesare e debbo tacere sinché non ritorni a me. E: Qua mi sembra un po’ complicato Dario! Cosa ci vuol dire Antonio? D: Sostanzialmente dice: lasciamo stare chi ha ragione e chi ha torto, qui è morta una persona che amavate, come potete almeno non piangerlo? Ha bisogno che si dimentichino dei sillogismi di Bruto e ascoltino la voce dell’emozione. E: Quindi cerca di rovesciare l’argomentazione di Bruto che si era appellato al senno del popolo? D: Proprio così! Antonio ribatte che è proprio chi ha perso il senno che non piange nemmeno la morte di un grande benefattore. Ecco, prima ancora di enunciare le ragioni che sono contro il gesto dei congiurati, si stupisce che il popolo non versi nemmeno una lacrima su quel morto tanto benvoluto fino a poco prima. E: Ma si commuove anche lui, o finge? D: Guarda, qui è bene ricordare una cosa importante: se si vuole toccare la corda dell’emozione in maniera efficace è sempre meglio NON lasciarsi trasportare veramente dall’emozione stessa ma trattenerla, o addirittura fingere di trattenerla. Fa più effetto un oratore che a fatica si contiene, deglutisce, rimanda indietro la commozione, si interrompe, gli si spezza la voce, di chi si abbandona al flusso dei sentimenti senza ritegno. E: Le lacrime di coccodrillo? D: Ancora proverbi? Ma cosa ti viene in mente oggi? No, niente lacrime di coccodrillo! E: Le lacrime sul latte versato? D: Mi lasci tornare d Antonio? Quel che sta cercando di fare… è accrescere la pietà nell’animo della folla e per saggiare quanto il suo discorso ha fatto effetto; diremmo oggi: ha bisogno di un feed back. Ieri soltanto la parola di Cesare avrebbe potuto opporsi al mondo intero: ora egli giace là, e non v’è alcuno così meschino da fargli omaggio. D E ribadisce l’argomento della grandezza di Cesare e della sua caduta. E Beh è l’argomento tragico per eccellenza, uno dei più commoventi. D Nel mondo romano sicuramente, ma anche oggi ha la sua forza. Pensa alla commozione mondiale suscitata dalla morte di lady D. Collegato poi al tema dell’ingiustizia: nessuno osa rendergli omaggio. La mossa retorica geniale è quella di aver fatto sentire i suoi interlocutori degli ingrati verso colui che tanto avevano amato fino a poco prima e che tanto bene aveva fatto a Roma. A questo punto può insinuare l’idea della ribellione, dell’odio, e far cadere così l’argomento cardine di Bruto: il suo onore. O signori s’io fossi disposto ad eccitarvi il cuore e la mente alla ribellione ed al furore, farei torto a Bruto, e torto a Cassio, che, lo sapete, tutti, sono uomini d’onore. E non voglio fare torto a loro, preferisco far torto al defunto, far torto a me stesso e a voi, che far torto a sì onorata gente. E Mi sembra chiara la strategia… D: Ora vuole collegare quella commozione ai congiurati e cominciare a sgretolare il mito degli “uomini d’onore”. Soprattutto sottintende che la folla sia già d’accordo con lui. Da una parte ci sono i congiurati (cui non vuole far torto) dall’altra lui e la folla (cui dovrebbe far torto). E Se ho capito bene contrappone l’onore di Cesare, cui “si inchinava il mondo intero”, a quello dei congiurati. D E contrappone il torto fatto a sé stesso e al popolo a quello che farebbe a Bruto se mostrasse la verità dei fatti. L’onore di Bruto comincia a scricchiolare, no? E: In effetti comincia a essere messo fortemente in dubbio. D Ed ora il colpo da maestro… E: Aspetta Dario, prima di proseguire, penso che sia meglio fermarci un attimo, fare il nostro riassunto dei suggerimenti che possiamo trovare nell’orazione di Antonio finora e rimandare al colpo di scena per il prossimo episodio. D: Hai ragione Elisabetta… creiamo un po’ di suspance e riassumiamo i trucchi che possiamo imparare da Shakespeare fino a questo punto E: Come iniziare a parlare dopo un altro oratore? D: Non contrapporsi al nostro rivale; eventualmente l’apertura può fondarsi su uno stile argomentativo diverso: Bruto la logica, Antonio l’emozione (la pietà per Cesare) E: Perché Antonio fa ricorso alla “pietas romana”? D: è uno dei valori fondamentali per chi ascolta: questo è un suggerimento importante. Non si possono smuovere le persone se non si fa appello ai valori più importanti che hanno a cuore. E: Come usare le espressioni e i modi di dire dell’avversario? D: Riprendere le parole dell’avversario per rovesciarne il senso: “Uomo d’onore” E: Come si usa L’aporia? D: L’oratore è perplesso, ha un dubbio: enuncia i due termini della questione e ne evidenzia le contraddizioni, ma senza risolverle in favore di una parte. Insinua il dubbio negli interlocutori. E: Come nel primo episodio sull’orazione di Bruto, parliamo ancora di emozioni, in questo caso celate.. D: L’oratore faccia trapelare le sue emozioni, ma con grande discrezione, senza abbandonarvisi: meglio una piccola sospensione, meglio una frase interrotta, occhi che si chiudono un momento etc. Trattenere l’emozione (o fingere), non esibire. E: Un altra cosa da ricordare, che avevamo già menzionato riguarda i feed back. D: Controllare sempre l’effetto delle parole sugli interlocutori. E: Con questi insegnamenti, chiudiamo la puntata di Parola di Shakespeare. Se avete domande su come fare a pezzi il sostegno e la sicurezza di un oratore… potete scriverci a [email protected] D: se volete riascoltare questo episodio lo potrete trovare su questo canale … E: E vi aspettiamo nel prossimo episodio per il colpo da maestro!

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